Formazione & insegnamento
ISSN: 2279-7505 | Published: 2020-01-31
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Title: Small Schools: underwater worlds, a story with many voices
Abstract: Editorial (This version of record did not originally feature translated metadata in this target language; the translation is hereby provided by Google Translation)
Keywords:
Title: Piccole Scuole: mondi sommersi, una storia a più voci
Abstract: Editoriale
Keywords:
Title: Petites écoles: des mondes submergés, une histoire à plusieurs voix
Abstract: Éditorial (This version of record did not originally feature translated metadata in this target language; the translation is hereby provided by Google Translation)
Keywords:
Title: Pequeñas escuelas: mundos sumergidos, una historia de múltiples voces
Abstract: Editorial (This version of record did not originally feature translated metadata in this target language; the translation is hereby provided by Google Translation)
Keywords:
Title: Escolas pequenas: mundos submersos, uma história de múltiplas vozes
Abstract: Editorial (This version of record did not originally feature translated metadata in this target language; the translation is hereby provided by Google Translation)
Keywords:
corati alle teorie della complessità ma anche ad interessanti piste della geo-filosofia. Attraverso la narrazione di alcune pratiche diffuse nelle “scuole di frontiera” (dall’“Asineria” della piccola scuola di Cervo alle esperienze di curricolo verticale nelle pluriclassi di Ranzo) il lavoro restituisce tutta la “bellezza” delle piccole scuole liguri. La famiglia diviene, nell’ambito della piccola scuola, un attore fondamentale in grado di rafforzare l’idea di scuola comunità. Nel lavoro “Piccole scuole e rapporti scuola genitori tra legami con la tradizione e spinte all’innovazione” - di Pieri e Repetto - è possibile prendere visione di una attenta analisi della letteratura internazionale relativa ai rapporti scuola genitori nelle piccole scuole, in cui il rapporto scuola famiglia sembra incidere positivamente sul successo scolastico. Il contributo presenta uno studio sul rapporto scuola famiglia portato avanti attraverso focus group con insegnanti e genitori di alcune scuole montane piemontesi che hanno preso parte ad una ricerca-intervento. Il lavoro permette di comprendere le principali relazioni di causa effetto tra gli elementi emersi dall’analisi tematica (relazione con il docente, partecipazione alla vita scolastica, ruolo delle tecnologie, accoglienza della scuola) delineando i principali problemi e stimolando così nuove soluzioni. Il territorio piemontese e il raccordo scuola famiglia è nuovamente protagonista dell’articolo “Una comunità in crescita” di Bellella. La piccola scuola primaG. Cannella, M. Garzia, G. R. Jose Mangione, M. Repetto 11 ria “Giuseppe Impastato”, collocata nel comune di Monteu da Po, è uno dei 15 plessi dell’istituto comprensivo di Brusasco che ha attuato un cambiamento educativo intervenendo sulla responsabilità, l’ospitalità e la comunità. Nel processo di formazione e condivisione di quella che è la metodologia di maggiore impatto sul cambiamento del modo di insegnare ed apprendere entrano anche le famiglie a cui la scuola dedica momenti di restituzione della vision educativa, così come di interpretazione di scelte e proposte educative invitando loro alla partecipazione attiva e laboratoriale. Chiudere la scuola vuol dire cancellare una parte fondante della comunità, ponendo fine a un presidio culturale che riesce a mantenere forti legami sul territorio. Una situazione drammaticamente vissuta e ripresa nell’articolo “Il caso della scuola primaria di Rossino: un’esperienza di collaborazione tra scuola e territorio” di Chioda, Meles, Nasatti e Zuccoli. La scuola di Rossino rivive attraverso la penna degli autori, con i suoi progetti di plesso, le aule all’aperto, l’approccio montessoriano e la scuola di quartiere. Al momento però in cui gli autori scrivono la scuola è “vuota e silenziosa”, ma ci piace pensare che la voglia di fare rete con il Movimento delle Piccole Scuole (che gli stessi autori indicano come importante ma di cui sono venuti a conoscenza “troppo tardi” rispetto alla chiusura della scuola”) possa favorire nuove contaminazioni e nuove sperimentazioni in grado di dare vita a plessi diversificati e innovativi. La sezione si chiude con De Simone che, tramite “Le piccole scuole promotrici di democrazia, equità e giustizia sociale: spunti di riflessione”, ci ricorda il valore dell’apertura di una piccola scuola e l’impatto che ciò può avere sugli studenti attraverso una indagine internazionale. A fronte delle difficoltà incontrate dalle scuole superiori americane situate nei distretti urbani, la scuola si riorganizza in comunità di apprendimento piccole. La rivoluzione culturale promossa dal ‘The Small Schools Movement’ guida gli sforzi di ristrutturazione delle piccole scuole e sostiene la ridefinizione della scuola come impresa relazionale “focalizzata sui bisogni idiosincrasici di individui e comunità”, in alternativa ai modelli di tipo “bancario” (utilizzando le parole di Freire). L’impatto stabilizzante sulla frequenza giornaliera riportato da Koopmans (2018) è solo uno dei valori aggiunti derivanti da un approccio problematizzante e dialogico consentito dalle piccole scuole che il lettore avrà modo di comprendere e analizzare. I contributi inseriti nella dimensione didattica affrontano più nello specifico il “fare scuola” nelle piccole scuole, approfondendo questo aspetto attraverso un insieme articolato di prospettive ed approcci metodologici interessanti e innovativi che indagano i processi di trasformazione, le pratiche, le iniziative realizzate. La sezione si apre con il contributo “I processi di internazionalizzazione delle piccole scuole come strumenti per l’innovazione didattica e organizzativa”, di Cannella e Mangione, nel quale si evidenzia come i processi di internazionalizzazione rappresentino un dispositivo efficace per innovare le piccole scuole sia dal punto di vista organizzativo, sia da quello pedagogico. Le autrici individuano i principali indicatori che caratterizzano i processi di innovazione e descrivono il caso emblematico di una piccola scuola della provincia di Piacenza che, facendo propri questi indicatori e assumendo una prospettiva di internazionalizzazione, ha attuato un cambiamento significativo che ha proiettato l’esperienza avviata a livello di sistema. Punta ad un cambiamento e, in particolare, al miglioramento quali-quantitativo dei servizi scolastici anche il contributo successivo, “Progetti educativi in aree interne, valutazione e apprendimento situato. Una riflessione di metodo”, nel quale Luisi presenta la Strategia Nazionale per le Aree Interne, atta a contrastare EDITORIALE / EDITORIAL 12 le difficoltà dei territori situati in zone svantaggiate. La Strategia si avvale di un approccio metodologico che combina l’analisi multidimensionale dei fattori che incidono sulla qualità dei sistemi formativi delle aree interne con un approccio progettuale che, in un’ottica partecipata, coinvolge tutti i soggetti interessati, studenti compresi. Da tale approccio scaturiscono una serie di interventi educativi innovativi, per i quali sono stati identificati gli indicatori di risultato, nonché le azioni di accompagnamento e di valutazione degli interventi. Da una strategia concepita e messa a punto per un territorio piuttosto vasto, il focus che Capobianco adotta nel contributo “L’innovazione didattica nelle pluriclassi. Un’indagine esplorativa nelle piccole scuole delle comunità montane dell’Alto casertano” si restringe, invece, su tre piccole scuole, analizzando le pratiche legate alla didattica per competenze che esse portano avanti. L’obiettivo principale che l’autrice si pone è quello di comprendere quanto le pratiche promosse da queste scuole possano essere funzionali nel contesto delle pluriclassi. E per poter raggiungere tale obiettivo, nell’ambito di un percorso formativo rivolto alle insegnanti di queste scuole, vengono condotte delle interviste che fanno emergere gli elementi chiave, gli effetti positivi e i metodi più efficaci della didattica in pluriclasse. Se un approccio come quello della didattica per competenze può promuovere buone pratiche nel contesto delle pluriclassi, che cosa accade se si ripensa completamente la didattica di un istituto? Nel contributo “Istituto Achille Ricci: da «Convitto Fanciulli Gracili e Orfani di Guerra» a «University College School». Dall’innovazione didattica un’idea di scuola”, Pasta descrive il processo di trasformazione di un istituto scolastico. Trattasi di una piccola scuola secolare sui generis che sorge nella periferia di Milano, nella quale è stato di recente attuato un ripensamento della didattica che, pur mantenendo intatta la vocazione originaria nel rivolgersi a studenti che si collocano ai margini, l’ha trasformata in un istituto di eccellenza sul modello di alcune note scuole internazionali. Nel contributo successivo, “Bimbisvegli nella piccola scuola di Serravalle d’Asti. Una proposta di didattica per competenze e di educazione alla cittadinanza attiva in una piccola scuola”, Rosa e Monaca presentano un’esperienza didattica composita e ricca di spunti basata sulla didattica per competenze. Oggetto di analisi è nuovamente un piccolo istituto, ma in questo caso si evidenzia la scuola nel rapporto che essa costruisce con il territorio, inteso in una duplice accezione: un territorio concepito come moltiplicatore di spazi, ma anche come comunità da coinvolgere. Queste attribuzioni di significato rappresentano l’elemento chiave che rende Bimbisvegli una proposta educativa di pregio e innovativa e che assegna alla piccola scuola che ha creato e consolidato tale iniziativa il ruolo di «avamposto culturale e sociale». Con l’ultimo articolo che chiude la sezione sulla dimensione didattica, “Una canzone per la piccola scuola. l’Italiano come Lingua seconda (L2)” di Coppi, il focus sulle esperienze didattiche si restringe ulteriormente per concentrarsi su un piccolo ma significativo percorso di educazione musicale condotto in una pluriclasse altoatesina, che verte sull’apprendimento dell’italiano come seconda lingua. Le strategie adottate e gli accorgimenti adottati in questo progetto lo rendono riproponibile in contesti di bilinguismo, con numeri esigui di studenti. La sezione dedicata alla dimensione formativa offre ai lettori una visione variegata delle varie esperienze formative con le relative pratiche innovative da esse promosse e realizzate nelle piccole scuole, che diventano qui laboratori privilegiati di modelli formativi e di strategie didattiche pregevoli, atti a specificarne la G. Cannella, M. Garzia, G. R. Jose Mangione, M. Repetto 13 peculiarità e al tempo stesso la generalizzabilità nelle grandi scuole. Il primo contributo, “Un’esperienza tra pari in una scuola di montagna” di Caruccio, intende offrire uno spaccato sulle strategie che si stanno attuando nella aree interne sulla base della legge 107/2015, attraverso il racconto di una esperienza di tutoraggio realizzata, per l’anno di prova di un neoassunto in una piccola scuola di montagna di un paese dell’Italia meridionale, durante l’anno scolastico 20152016. Peer tutoring, mentoring, CLIL, flipped classroom sono le parole chiave che hanno connotato questa esperienza in cui gli alunni hanno “adottato” il neoassunto contribuendo, con il tutor, alla sua crescita professionale ma soprattutto allo sviluppo del senso di appartenenza alla comunità educante che trova nei piccoli contesti, fatti da piccoli numeri, terreno fertile in cui svilupparsi. Ciò che caratterizza questa esperienza, distinguendola da quelle comunemente realizzate nelle grandi scuole, è infatti la possibilità che le piccole scuole danno di attuare al meglio la legge 107 nella dimensione che mira a costruire negli insegnanti una identità adattiva che superi lo svantaggio di una identità immutabile e radicata su conoscenze non modificabili. Dalla riorganizzazione dello spazio fino alla realizzazione di un percorso curricolare aperto al territorio, l’esperienza formativa ha visto il suo maggior punto di forza nella resilienza che caratterizza i piccoli contesti scolastici, fondando nel neo-maestro lo sviluppo di competenze imprenditoriali attinte dalla storia locale. Il secondo contributo, “la documentazione della pratica del Service Learning nei laboratori formativi adulti come strumento di riflessione sull’esperienza educativa” di Chipa e Orlandini, analizza i quaderni di documentazione realizzati dai corsisti del laboratorio formativo Service Learning, all’interno del Progetto Piccole Scuole, nella sua prima edizione (marzogiugno 2019). Il laboratorio, destinato ai docenti aderenti al Movimento delle Piccole Scuole, ha dato la possibilità, attraverso la documentazione prodotta, di evidenziare l’atteggiamento di riflessione dei docenti delle piccole scuole che, osservando ed interpretando i comportamenti dei loro alunni, sono stati protagonisti di una evoluzione professionale fortemente favorita dal ruolo strategico che la scuola nelle piccole comunità riveste, come luogo di formazione per i cittadini e di socializzazione ai valori della cultura, di presidio socio-educativo aperto alla comunità. Il terzo contributo, “dai laboratori formativi all’empoderamiento degli insegnanti in una piccola scuola: motivazioni, emozioni e strategie di insegnamento interdisciplinare” di Nicolosi, illustra i risultati di un percorso di ricerca realizzato con gli insegnanti di una piccola scuola toscana sul monte Amiata, al fine di analizzare strategie di insegnamento interdisciplinari e processi motivazionali sulla base dei quali impostare un percorso formativo che, articolato in laboratori di progettazione didattica, ha avuto lo scopo di integrare l’educazione fisica nel curricolo. L’intervento ha visto nella realizzazione in una Piccola Scuola con due pluriclassi il suo valore aggiunto, in quanto la dimensione e conformazione del contesto di lavoro ha dato un feedback immediato ai docenti circa il cambiamento didattico in termini di interdisciplinarità, agevolato dalla maggiore flessibilità organizzativa. Il quarto contributo, “Formare nelle Piccole Scuole” di Garzia e Pianese, presenta -come il secondo della medesima sezione- il percorso formativo realizzato da Indire con e per i docenti delle Piccole Scuole, ma questa volta per quanto riguarda il laboratorio adulto “Spaced Learning. Le pause non sono una perdita di tempo”. La metodologia dell’Apprendimento Intervallato per Competenze, descritto nella sua genesi, è stata qui declinata nella realtà delle Piccole Scuole e delle Pluriclassi, sia durante i momenti formativi sia attraverso la sperimentazione d’aula del metodo fatta e documentata dai corsisti attraverso i vari format forniti. L’intervento, che chiude la dimensione formativa, intende forEDITORIALE / EDITORIAL 14 nire una chiara visione di un processo di formazione efficace di cui illustra tutte le fasi, dalla progettazione del modello alla restituzione delle pratiche didattiche realizzate dai docenti in formazione, arrivando a sottolineare l’importanza di iniziative che, come quella realizzata grazie al progetto Piccole Scuole 10.1.8.A1FSEPON-INDIRE-2017-1, rispondano alle reali esigenze dei docenti delle Piccole Scuole sollevandoli dallo stato di isolamento o marginalità dover spesso versano. L’intento generale di questo numero è quello di contribuire alla emersione del mondo sommerso delle Piccole Scuole, un mondo vivo, popolato, particolare che va ulteriormente focalizzato in quanto terreno fertile di ricerca e contesto educativo entro cui scovare e sperimentare modelli formativi, pedagogici, didattici, curricolari che, spesso agiti in maniera inconsapevole, meritano disseminazione in quanto pregevoli per la scuola del futuro grande o piccola che sia. G. Cannella, M. Garzia, G. R. Jose Mangione, M. Repetto 15